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Patrizia Laquidara e Hotel Rif
Cd "Il Canto dell'Anguana"
realizzata da Veronica de Lorenzo - gennaio 2011


 




Dopo una gestazione di due anni ecco finalmente pronto per l´ascolto Il Canto dell'Anguana, il progetto di musica popolare di Patrizia Laquidara in collaborazione con il gruppo vicentino Hotel Rif. L´album, che rappresenta una breve parentesi dal percorso artistico di Patrizia, (che a breve lavorerà sul seguito dei fortunati Indirizzo Portoghese e Funambola), celebra il mito dell´Anguana, personaggio della tradizione culturale veneta, una figura femminile dal volto umano e corpo di serpente che appare nelle caverne e nei corsi d´acqua, dalla forte carica ammaliante e dagli ambigui poteri che possono essere sia benefici che terrificanti.

I testi poetici del disco sono dello scrittore  Enio Sartori, e musiche sono della stessa Laquidara e di Alfonso Santimone che insieme a lei ha seguito la produzione artistica dell'album.

Fatta questa necessaria presentazione, inoltriamoci nella leggenda lacustre dell’Anguana partendo dalla prima canzone “Ah jente de la me tera!” in cui la cantante vicentina dà subito sfoggio delle sue eccelse qualità vocali con la sua voce dirompente e potente, piena di energia e in perfetta armonia con la fisarmonica di Mirco Maistro, bravissimo nel seguire i virtuosismi della Laquidara, che con questa musica mediterranea e arabeggiante, trasporta idealmente l’ascoltatore in un affollato suk del Maghreb.

Se la prima traccia dell’album può considerarsi Fuoco, con la seconda, “L’acqua fiorìa” sembra di immergersi a fondo nei famosi ruscelli limpidi in cui si nasconde l’Anguana. Qui Patrizia usa il suo strumento vocale in modo magistrale, è suadente e dolce, affascina e cattura l’ascoltatore che rimane così rapito non solo dalla sua voce, ma anche da ritmi lenti ed evocativi della musica.

Un insolito, ma riuscitissimo coro, chiamato “Le canterine del Feo” (5 signore venete tra i settanta e gli ottantanni) fa da intro (e da chiusura) alla terza canzone dell’album, ”La fumana”.
La voce dell’artista si fa nuovamente leggiadra e di velluto, e viene esaltata dalla chitarra e dall’oboe di Paolo Bressan. I musicisti vicentini dimostrano così un autentico, forte feeling e una profonda armonia con la Laquidara dando così prova della validità di questo lungo connubio artistico.

E’ interessante notare che il fil rouge che lega gli 11 pezzi de Il canto dell’anguana è l’etnicità dei suoni. L’anima musicale del disco è in continuo divenire, una fusion perfetta di strumenti e di sound dal sapore prettamente mediterraneo che riesce a creare uno splendido amalgama con il cantato in vernacolo veneto, creando così una piccola magia tra forze differenti ma accumunate dalle stesse radici.

Da segnalare “Reina d’ombria”, in cui Patrizia si conferma regina del canto, in un parossismo vocale che oltrepassa la perfezione umana e che mostra tutta la sua veemenza, contrapposto alla dolcissima ninnananna “Dormi Putin”.
Lei è proprio questo: il Fuoco della passione e la dolcezza che rasserena, insomma,due facce della stessa artista.

Il tamburo di Alfio Antico dona vigore e incisività a “L’anema se desfa”, in “Nota d’Anguana” la strepitosa voce della Laquidara rende questo pezzo “un canto che incanta” (in assoluto il mio preferito dell’intero album), mentre nella simpatica e trascinante filastrocca “Tiketetanda” sottolineo l’utilizzo della ghironda, uno strumento a corde di origine medievale dal suono molto particolare che connota uno stile folk originario della Francia e dell’Ungheria.

Concludendo, questo disco merita veramente di essere sentito e acquistato.
Patrizia si conferma artista di razza rara in Italia e gli Hotel Rif meritano una menzione per le loro superbe capacità di musicisti e grandi conoscitori della musica popolare.
Il canto dell’anguana arriva dritto al cuore dell’ascoltatore, oltrepassando le barriere linguistiche del vernacolo, un album godibile da Nord a Sud.


Veronica de Lorenzo


 

 
 
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